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Intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione tra sfide e opportunità

Una rivoluzione possibile nella gestione delle pensioni e delle risorse

L’idea che l’intelligenza artificiale possa un giorno pagare le pensioni può sembrare lontana dalla realtà. Eppure è una prospettiva concreta che emerge dal dibattito tra istituzioni e aziende tecnologiche. Durante il webinar intitolato Intelligenza Artificiale per la Pubblica Amministrazione organizzato da Start Magazine e ICINN con la collaborazione di Eni e Amplifon si è parlato proprio di questo.

Valeria Vittimberga direttore generale dell’INPS ha accennato alla possibilità che l’IA contribuisca a sostenere il sistema pensionistico. Non si tratta solo di trovare nuove risorse economiche ma anche di migliorare la qualità del lavoro e ridurre il monte ore lavorativo. Questo però richiede un ripensamento profondo del sistema contributivo. Non più un sistema legato solo al rapporto tra salari e contributi ma basato sul valore aggiunto che ogni attività produce.

Massimiliano D’Angelo direttore centrale tecnologia informatica e innovazione dell’INPS ha spiegato che questo cambiamento di paradigma nasce dall’esperienza accumulata negli ultimi anni attraverso progetti legati all’intelligenza artificiale. Progetti che non solo trasformano il modo in cui si producono codici e servizi ma modificano l’organizzazione operativa dell’ente. L’INPS sta sviluppando un sistema chiamato Chat AI con l’obiettivo di condividere il know how degli esperti interni con i cittadini e migliorare la qualità dei servizi offerti.

Il chatbot come punto di partenza e non di arrivo

Spesso quando si parla di intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione si pensa subito ai chatbot. È vero che questi strumenti stanno diventando sempre più presenti nelle interazioni tra cittadini e enti pubblici ma ridurre l’IA a semplici bot sarebbe un errore.

Il chatbot rappresenta una porta di accesso importante per i cittadini meno esperti di tecnologia. L’INPS sta lavorando su un assistente virtuale basato su una enorme quantità di dati e alimentato dalle conoscenze di migliaia di dipendenti. Secondo D’Angelo questo progetto sta contribuendo a cambiare la cultura interna dell’istituto. L’obiettivo non è sostituire il lavoro umano ma affiancarlo per renderlo più efficace e rapido. Superare la paura che l’IA possa rimpiazzare le persone è una sfida culturale prima ancora che tecnologica.

Una mappa dei progetti IA nella pubblica amministrazione

L’adozione dell’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione è più diffusa di quanto si possa pensare. Paola Liberace di AGID ha presentato un quadro aggiornato nel corso del webinar spiegando che sono stati censiti ben centoventi progetti in fase esecutiva. Cinquanta di questi sono legati alla creazione di infrastrutture sostenibili. La maggior parte dei progetti utilizza tecniche di machine learning mentre una parte significativa si basa su altre forme di IA.

La robotica intelligente invece rimane ancora poco sviluppata. Solo sessantacinque progetti sono focalizzati sui servizi generali della pubblica amministrazione. Secondo Liberace questo è un segnale chiaro delle difficoltà legate all’adozione di queste tecnologie soprattutto nelle imprese dove solo il dieci per cento ha avviato iniziative concrete legate all’intelligenza artificiale.

Tuttavia l’IA ha una capacità preziosa. Sa raccogliere grandi quantità di informazioni organizzarle e restituirle in modo chiaro comprensibile e utile anche a chi non possiede competenze tecniche avanzate. Parlare il linguaggio umano diventa un elemento essenziale per rendere la tecnologia davvero accessibile.

L’IA al servizio del lavoro e dell’inclusione sociale

L’intelligenza artificiale può essere molto più di uno strumento tecnologico. Può diventare un alleato nella ricerca del lavoro e nella creazione di percorsi professionali personalizzati. Massimiliano D’Angelo ha illustrato il progetto SIISL Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa. Si tratta di una piattaforma dove chiunque può inserire il proprio curriculum e ricevere suggerimenti su percorsi lavorativi o formativi in linea con le proprie inclinazioni personali.

Non si tratta solo di far incontrare domanda e offerta di lavoro. L’obiettivo è aiutare le persone a scoprire le proprie capacità e orientarsi verso carriere adatte al proprio profilo. Il futuro prevede l’uso di strumenti digitali chiamati copiloti capaci di accompagnare gli utenti in questo percorso di auto scoperta e crescita professionale.

L’idea di un’intelligenza artificiale che guida le persone verso il lavoro più adatto rappresenta un cambio radicale. Permetterebbe di superare il classico modello in cui il cittadino si limita a cercare offerte su un portale per entrare in un meccanismo più dinamico e interattivo.

L’IA come strumento di prevenzione delle crisi aziendali

Oltre a supportare i cittadini nella ricerca del lavoro l’IA può avere un ruolo fondamentale nel monitorare lo stato di salute delle imprese. Una crisi aziendale non arriva mai all’improvviso ma è il risultato di anni di segnali spesso ignorati o sottovalutati.

L’INPS sta lavorando su modelli di machine learning capaci di mettere a confronto i percorsi di aziende sane con quelli di imprese che hanno vissuto crisi profonde. Analizzando queste traiettorie è possibile identificare sintomi ricorrenti che anticipano problemi economici o produttivi.

Secondo D’Angelo l’obiettivo è sviluppare entro l’anno un sistema operativo che possa essere utilizzato da diversi organi istituzionali per intervenire in anticipo sulle situazioni di rischio. Questa capacità predittiva può rappresentare una rivoluzione per la tutela del tessuto produttivo e occupazionale del Paese.

Investimenti e regole come basi per lo sviluppo dell’IA

Se l’intelligenza artificiale offre prospettive straordinarie è importante ricordare che non si tratta di una tecnologia a costo zero. Marta Colonna chief legal officer di PagoPA ha messo in guardia dal rischio di puntare su soluzioni economiche che alla lunga possono rivelarsi dannose. Ogni progetto richiede un’analisi attenta dei costi e dei benefici per stabilire dove e come l’IA possa davvero generare valore concreto.

Allo stesso tempo servono regole chiare per guidare l’adozione dell’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione. AGID ha pubblicato a febbraio le prime linee guida ufficiali con l’obiettivo di fornire un quadro strategico utile a valutare rischi e opportunità. Secondo Paola Liberace occorre costruire un modello di riferimento che permetta alle pubbliche amministrazioni di muoversi con sicurezza senza bloccare l’innovazione ma garantendo la tutela dei cittadini.

Una strada lunga ma già iniziata

L’impressione che emerge dopo il confronto tra istituzioni e imprese è chiara. L’intelligenza artificiale diventerà sempre più centrale nella pubblica amministrazione. Gli esempi presentati durante il webinar dimostrano che non si tratta più solo di scenari futuristici ma di applicazioni già in corso e in continua evoluzione.

La sfida sarà integrare queste tecnologie in modo equilibrato senza perdere di vista le esigenze dei cittadini e senza creare nuove disuguaglianze digitali. L’obiettivo è costruire una pubblica amministrazione più veloce più efficiente e più vicina alle persone dove l’IA non sostituisce l’uomo ma lo supporta e lo potenzia.

L’intelligenza artificiale può diventare uno strumento per rendere la società più inclusiva e resiliente. Tuttavia richiede investimenti cultura e regole chiare. Il futuro della pubblica amministrazione si giocherà sempre più sul terreno dell’innovazione tecnologica e dell’uso intelligente dei dati. Una sfida che riguarda tutti e che è già iniziata.